Se la viticoltura biologica si sta ricavando un posto di tutto rispetto nel mondo dell’enologia italiana, il biodinamico rimane ancora, per la maggior parte degli appassionati, un mondo oscuro e lontano, legato a una filosofia sconosciuta e considerata esoterica. D’altra parte quando si sente parlare di “corna di vacca riempite di letame” o di “cranio di animale domestico riempito di corteccia di quercia”, qualche incertezza sul biodinamico può anche venire. Eppure nel mondo del vino francese il biodinamico è una realtà già consolidata, grazie al viticoltore Nicola Joly e al gruppo dei Vignerons d’exceptions. Vale quindi la pena di fare un po’ di chiarezza su questo sistema “alternativo” di agricoltura, ormai presente in tutto il mondo. Come prima cosa diamo le definizioni dei due sistemi di agricoltura.

 

Agricoltura biologica
Tutti i sistemi agricoli che promuovono la produzione di alimenti e fibre in modo sano socialmente, economicamente e dal punto di vista ambientale. Questi sistemi hanno come base della capacità produttiva la fertilità intrinseca del suolo e, nel rispetto della natura delle piante degli animali e del paesaggio, ottimizzano tutti questi fattori interdipendenti. L’agricoltura biologica riduce drasticamente l’impiego di input esterni attraverso l’esclusione di fertilizzanti, pesticidi e medicinali chimici di sintesi. Al contrario, utilizza la forza delle leggi naturali per aumentare le rese e la resistenza alle malattie. (fonte Ifoam)

Agricoltura biodinamica
Due parole che implicano tutto un modo di vivere, osservare e lavorare la terra. Il suo scopo non è di lasciar fare alla natura ma di fare oltre la natura, cioè di aiutare la natura per ottenere una terra sempre più fertile, della quale possano beneficiare anche le generazioni future, e alimenti vivi di qualità piena che nutrano l’uomo e gli diano salute. Coltivare biodinamicamente non vuol dire applicare in modo meccanico un metodo fisso. Piuttosto si può parlare di un indirizzo per il nostro pensare e agire, che poi svilupperemo secondo le condizioni e i problemi che incontreremo sulla nostra terra. (fonte Rudolf Steiner)

Biodinamico: come, quando e perché
Innanzitutto chiariamo bene di cosa stiamo parlando. Sarà capitato a tutti di accostare l’agricoltura biologica a quella biodinamica, credendo di parlare della stessa cosa. In realtà, pur condividendo certe pratiche, sono due modi diversi di coltivazione naturale. Il biodinamico affonda le proprie radici nell’Antroposofia di Rudolf Steiner, filosofo austriaco nato nella seconda metà dell’Ottocento, che diede la prima impronta ad un’agricoltura “alternativa” in grado di ridare vitalità al terreno. La sostanziale differenza sta proprio nel fatto che mentre il biologico sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati, il biodinamico “non lascia fare alla natura”, ma l’aiuta “per ottenere una terra sempre più fertile, della quale possano beneficiare anche le generazioni future”. (fonte Rudolf Steiner)

 

Il biodinamico si basa sull’idea di “equilibrio naturale”, sulle risorse, sui microrganismi e sui processi vitali della pianta. Gli agricoltori decidono quando seminare e piantare in base alle condizioni (climatiche permettendo) delle forze della natura e di quelle cosmiche. Non solo, come nel biologico, si recuperano pratiche tradizionali come il sovescio (l’interramento di apposite colture per aumentare la fertilità del terreno) o la rotazione delle colture, ma si fa qualcosa in più. Nel biodinamico si utilizzano “preparati” naturali (1 su 100 gr per ettaro) che funzionano come medicine omeopatiche che risanano la fertilità del terreno. Qualche esempio? Il cornoletame preparato mettendo del letame freschissimo dentro a corna di vacca, poi sotterrate, da cui si trae, dopo sei o sette mesi, dell’humus allo stato puro. La distribuzione del preparato, miscelato con acqua di sorgente o piovana, avviene con apposite macchine o con pompa a spalla. Altri esempi? Il cornosilice, corna riempite da polvere di quarzo, o il preparato 503, intestino di vacca riempito da fiori di camomilla. Da qui si comprende perché il biodinamico, nell’immaginario dei più, sia legato a pratiche misteriose che, apparentemente, hanno poco a che fare con la produzione del “buon vino”. Qualche scettico potrebbe dire : “Ma non bastava il biologico per fare del vino naturale?” Lungi dall’appoggiare un sistema piuttosto che un altro, bisogna ammettere che il biodinamico ha in più rispetto al biologico una filosofia, un indirizzo di intervento “secondo le condizioni e i problemi” presenti sulla terra. L’idea di Steiner si basa sostanzialmente sul principio che le forze presenti negli organismi vegetali e animali si possano combinare al ciclo della natura, delle stagioni e alla posizione dei pianeti. In altre parole tutti gli esseri viventi sono legati in un sistema di complesse relazioni che richiedono osservazione, conoscenza e metodo per dare vita ad un’agricoltura perfettamente integrata col “sistema mondo”.

 

Abbiamo detto che non si usano prodotti di sintesi chimica, ma prodotti naturali ottenuti da processi fermentativi, decotti e minerali. Abbiamo detto che si tengono conto delle fasi della luna, che si adoperano metodi tradizionali, che si concima con sostanze vegetali e animali. Fondamentale è la profilassi, piuttosto che la cura della pianta. Ecco che quindi si spruzzano infusi di camomilla, ortica, finocchio, valeriana, corteccia; si tende a fare un limitato uso del rame e, se possibile, si piantano degli arbusti tra i filari per combattere i parassiti.Per ora è tutto… nella prossima chiaccherata parleremo delle certificazioni e di alcuni produttori. Alla prossima!

GIORDANA