Non è piaggeria, ma questo biancomangiare è nato per “merito” di Menta&Cioccolato, o meglio, della sua raccolta, e a causa di una mia svista: non mi sono accorta che tra le condizioni per partecipare  c’era quella di NON usare il forno. Nella preparazione che ho segnalato in prima battuta (questa), io il forno l’ho usato, e per ben 2 ore! Ho dovuto ripegare su qualcosa d’altro. Ma meglio così, altrimenti questo delizioso dessert non sarebbe mai nato.

 

 

Dunque, anche questa ricetta, come la precedente – il bicchierino con ciliegie e panna acida – è di mia esclusiva invenzione :). Questo non vuol dire che magari ci sia al mondo qualcuno che fa una cosa simile ed è chiaro che questa non è necessariamente una garanzia, ma il risultato è decisamente interessante (mettiamola così, non voglio apparire presuntuosa).

 

 

Ora, non voglio annoiare ancora con la questione degli avanzi, per non apparire la poverina che deve arrangiarsi con le provviste residue. Però, anche stavolta, non ci sono andata troppo lontano. Ma realizzando questo dolce mi son chiesta se il riso originario è veramente il più adatto per timballi e dessert. Non mi ci sono mai trovata bene. Piccolo, astioso, duro di comprendonio, non ricambia mai il riguardo ricevuto.

 

 

In ogni caso vi dico due cose a proposito dell’abbinamento riso-mandorle-arancia. Se volete provare a farne altre versioni, e magari –  se tornerete a trovarmi – dirmi pure quali e come vi sono riuscite, non  potrà che fare piacere, ma l’abbinamento che io chiamo “ai profumi di Sicilia” è spettacolare. Forse avrei potuto trovare qualcosa di più originale: uno sciroppo alla lavanda, al gelsomino (per rimanere in tema di bianco), o, diversamente, il molto collaudato  coulis di fragole (ma non se ne può quasi più…) o il cioccolato (ma vi prego, se lo fate, non me lo dite neppure…). E invece no, ho immaginato un connubio classico ed elegante, che giocasse sulla contrapposizione dolce edelicata della mandorla e il pungente agrodolce dell’arancio.

 

Un dessert non solo buono, ma anche bello: immaginate, ora, una cupola bianco latte su quello specchietto arancione, appoggiato su una tovaglia di lino, tra mazzi di ortensie candide, argenteria fine e una brocca di acqua fresca in cristallo. Credo che anche Roberto Ruspoli approverebbe.

 

 

La reclame è finita.

 

RICETTA

 

Ingredienti

  • Latte di mandorla, 500 dl (io ho usato quello della Condorelli)
  • Latte vaccino, 300 dl
  • Panna fresca, 200 dl
  • Miele, 4 cucchiai colmi
  • Zucchero 3 (per lo sciroppo) cucchiai colmi
  • Riso originario, 2 pugni e mezzo
  • Colla di pesce 6/7 fogli
  • Essenza mandorle amare, 1 cucchiaino
  • Arancia, 1
  • Cannella
  • Sale, un pizzico

Mettete il latte vaccino, con un bicchiere di latte di mandorla, in un pentolino aggiungendo 2 cucchiai di miele e un pizzico di sale. Portate a ebolizione e mettetci i due pugni e mezzo di riso. Grirate spesso perchè il riso cotto nel latte  si attacca molto facilmente. Fate cuocere per almeno 30/40 minuti fino a che il riso si sia completamente cotto (anche stracotto). A questo punto versate tutta la panna fresca, le scorze di arancio candito e un cucchiaino di cannella in polvere. Ora prendete il rimanete latte di mandorla e portatelo ad ebolizione in un’altra pentola aggiungendovi il restante miele. Qunado inizierà a bollire leggermente spegnete e unite la colla di pesce opportunamente strizzata e l’essenza di mandorle amare.

> Consiglio! Se avete la fortuna di vivere in una località che produce i favolosi panetti di mandorle pestate e zucchero (da diluire in acqua) usate senz’altro questi.

Ora unite il riso cotto, con tutto il liquido, al latte di mandorla, mescolate bene e aspettate che si intiepidisca un pò. Prendete una forma da budino – o delle formine singole – rivestitela di pellicola facendola aderire bene alle pareti e poi versate il biancomangiare. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente e poi mettete in frigo a solidificare per diverse ore.

Preparate lo sciroppo di arancia: prendete un arancia spremetene il succo e aggiungete 3 cucchiai di zucchero. Fate sciogliere lo zucchero come se doveste realizzare un normale caramello. Aspettate che lo sciroppo inzi a sobbollire cercando di non farlo asciugare troppo poichè, se così fosse, tenderà a solidificarsi in breve.Per le scorze di candito già parlato altrovecome fare. Vi consiglio comunque di procedere alla bollitura delle scorze come di consueto e poi fatele candire nello sciroppo con il succo di arancia.

Componete come nell’illustrazione.

>Piccola nota sul risultato: Il liquido è in proporzione maggiore rispetto al riso (e così dev’essere, in caso contrario, sarebbe un risolatte senza uova e  tenerebbe a risultare troppo gnucco) quindi, quando andrete a sistemarlo nello stampo, il riso tenederà a precipitare. Va benissimo così: oltre a creare un bellissimo effetto stratificato, tale “sdoppiamento” contribuirà a rendere particolarissima la consistenza di questo dolce.

>Piccola nota sulla foto: per realizzare questa ricetta ho provato diverse volte. Quella che vedete in foto è la prima versione di biancomangiare (in cui avevo agginto una quantità eccessiva di riso). L’aspetto dell’ultima versione è in tutto e per tutto uguale a questa, eccetto per la lucentezza. Essendo il quantitativo di liquido addensato maggiore in quest’ultima versione è chiaro che l’aspetto riusulterà più brillante e più simile ad una panna cotta.

VINO CONSIGLIATO a cura di GIORDANA TALAMONA

Malvasia delle Lipari PassitoDoc

 

 

La storia del biancomangiare è molto interessante. Dalla ricetta originale ne sono derivate numerose varianti. La mia è una di quelle…