biscotti tuorlo sodo

Certi regali – se così si possono chiamare i residuati delle pulizie di primavera di qualcun altro  – li apprezzo particolarmente. Mia mamma ha sfoltito la biblioteca di casa, comprensiva non solo di libri, ma anche di riviste decisamente un pò datate.

Sapendo che io i libri non li presto (al massimo li regalo) e non li posso veder buttare (al limite vengono donati alla biblioteca del paese), mi arriva con uno scatolone contenente libri, certo, e una cinquantina di numeri di A Tavola, databili tra il 1978 e il 1995, e addirittura una Cucina italiana del 1974. C’è da commuoversi: andavo alla scuola materna!

Devo dire che la disamina attenta di queste riviste vintage è diventata una delle mie letture preferite del tardo pomeriggio – quelle della sera sono molto più grevi. E devo anche riconoscere che oltre all’inevitabile tuffo nel passato – certe pubblicità davvero ingenuissime e piatti e alimenti  praticamente spariti dal circuito culinario, che oggi non ci sogneremmo di trovare nemmeno ad un revival degli anni Ottanta: avete presente panna, salmoni affumicati et similia? – è davvero curioso, e insieme demoralizzante, vedere come certi costumi siano cambiati. Perchè dal mio vecchio punto di vista certi costumi sono peggiorati.

E’ questo che dalle riviste del passato emerge con prepotenza. Intanto al mondo c’erano cuochi e non  artisti, si prediligeva un design da tavola geometrico e preferibilmente in B/N,  si tentava di evolvere la massaia comune a cuoca provetta con promettenti (quanto inutili) corsi specialistici, si sfornavano nuovi aggeggi da cucina che oggi sono al museo della Scienza e della Tecnica e si forgiavano mamme come ricordo io le mamme. Quelle avevano l’età delle mamme – più giovani all’anagrafe ma più datate in facciata –  che avevano iniziato da un paio di decenni a lavorare  fuori, ma continuavano a farlo anche in casa, pensando che questo fosse il modo più glorioso per emanciparsi, e ti preparavano la merenda con lo scodellino della Nutella da 10 grammi, la Girella Motta e lo Yomo (perchè solo quello c’era) e – soprattutto –  erano sempre in ordine! Con la gonna di gabardine – o in cotonina, se era estate – il maglioncino con i bottoni di legno o la camicietta morbida col collo alla coreana, la piega da donna brodosa o la sfalciata corta con ciuffo cascante nel caso fosse un pò “in carriera”, e il grembiulino da cucina; inoltre facevano le pulizie di primavera e si mettevano i bigodini. Niente slandronaggini.

Se ricevevano un’amica nel pomeriggio la facevano accomodare in salotto e le offrivano il caffè in un servizio decente (quantomeno non spaiato), se veniva organizzata una cena, la tovaglia era pulita e perfettamente stirata, con un coordinato piatti e bicchieri dello stesso tipo (normalmente quello regalato al matrimonio) e un’organizzazione sicuramente casalinga, ma molto curata. Poi, se qualche annoso quesito annebbiava la mente, spuntava la Sotis, che con garbo ed ironia rispondeva alle angosciate dicendo loro dove andavano messe le posate da frutta, e se questa dovesse essere servita prima o dopo il dolce, se il centrotavola poteva essere spostato o come rifiutare l’invito di una conoscenza invadente.

D’accordo, fa un pò Csaba tutto ciò, ma senza sconfinare nella maniacalità, devo dire che un certo formalismo a me piaceva e piace tutt’ora. Lo ritengo una forma di rispetto verso il prossimo.

Vabbè sentite, questo non c’entra con la ricetta. Il punto è che sul giornale ho trovato ricette introvabili o semplicemente curiose. Tra le altre, questa che propongo oggi, scovata nella rubrica di Eugenio Medagliani che risponde a una tizia che cerca affannosamente la ricetta misteriosa di alcuni biscottini squisiti assaggiati sul Lago Maggiore. Il Mago la ascolta e poi le consegna, su carta stampata, la risposta: frolla senza tuorlo.

Una frolla davvero speciale e adatta a realizzare  frollini friabilissimi.

P.S.: In realtà una cosa è migliorata dal passato: hanno tolto il fumo dai locali pubblici!

RICETTA

Ingredienti

  • Farina 00, 300 gr

 

  • Burro, 185 gr

 

  • Tuorli sodi, 3

 

  • Zucchero a velo, 140 gr

 

  • Vaniglia, semi di una bacca o essenza

 

  • Sale, q.b

Fate rassorare le uova poi prelevate il tuorlo e passatelo in un colino a trama fitta. Su una spianatoia disponete farina, zucchero, tuorlo setacciato, il burro a tocchetti molto morbido, sale e aromi (io vaniglia). Impastate velocemente fino a realizzare un composto omogeneo. Riponete in frigorifere per almeno 4 ore. Togliete dal frigo e stendete la pasta dandogli la forma che preferite con il tagliabiscotti.

Infornate a 170/180° a forno statico (a metà) per circa 15’/17′ minuti (valutate voi in base al forno: i biscotti non devono dorare).  Toglieteli dal forno e lasciateli raffreddare senza toccarli, appena estratti saranno ancora molto morbidi; appena raffreddati sarà possibile maneggiarli senza romperli.