alici carpione

Non so voi, ma io non riesco proprio ad essere risoluta con i venditori telefonici. Sono stata una di loro durante gli anni dell’università e penso sia un mestiere allucinante. Ripeti, come il nonno con l’alzheimer, lo stesso disco per 4-8 ore, gentilmente. Ma ciò che ricevi – nel 90% dei casi – è un secco no, magari condito con qualche optional, tipo: “….ma non secchi più…vada a ranare…non ho tempo per queste diavolerie, io lavoro!…”.
Perché scusi, io cosa faccio? Crede che questo sia il mio hobby?

 

Quindi, quando mi telefonano per fissare un appuntamento, io dico sempre di si, anche se mi arriverà un dimostratore di bussolotti da caccia. Almeno qualcuno la sua percentualina se la piglia.

 

Periodicamente mi intrattengo con questi sconosciuti. Mi fanno una tenerezza infinita. Soprattutto quelli porta-a-porta, che ti arrivano all’improvviso, mentre ti stai facendo la ceretta. Io li accolgo quasi sempre.
Mi rendo anche conto che al giorno d’oggi sia un pò da sprovveduti. Corri sempre il rischio che tuo marito ti ritrovi nel forno per cena. Tuttavia io sono fiduciosa e apro al prossimo.
Almeno il cancello che dà sul giardino.

 

Del resto mettetevi nei loro panni: sta gente macina ogni giorno centinaia di km, al gelo, d’inverno, o a colare come un ghiacciolo d’estate, per vendere roba che mai comprerebbe.
Io, fossi in loro, mi sarei già tramutata in Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”.

 

Bè insomma – tranne i Testimoni di Geova – io gli “ambulanti” li ascolto e poi li faccio accomodare, anche se del loro prodotto non me ne frega una mazza. Del resto, per buona parte delle volte ciò che propongono è fuori dalla mia portata. Recentemente è arrivato un tipo che voleva vendermi un aspirapolvere al sensazionale prezzo di 4200 euro. Ma poi chi lo spiega all’uomo di casa che ho comprato una scopa elettrica che costa più della mia macchina.

 

Normalmente però qualcosa compro. Soprattutto se stiamo sul genere alimentare. Qualche tempo fa è venuto casa un ragazzotto che vendeva olio extravergine d’oliva, quello ligure.Ho preso 6 litri di mosto.
Penso di aver fatto un buon acquisto. L’olio ci piace, ha un vago retrogusto di carciofo ed erba appena tagliata. Quindi, ogni sei mesi, mi ritrovo il giovanotto alla porta.

 

Ma siccome voglio essere gentile, gli ho chiesto – per le volte a venire – di dare un colpo prima.Voglio preparagli qualche genere di conforto, magari proprio con l’olio che mi vende.
Perché, per me, non l’ha mai assaggiato. Chissà che non lo convinca io delle sue infinite qualità.

 

Questi pesciolini in carpione hanno riscosso un certo successo tra rivenditori e rappresentanti.

 

RICETTA

 

Ingredienti

 

    • Alborelle o altro pesce di acqua dolce (tradizionalmente); io ho usato le alici, 500 gr

 

 

    • Olio extravergine di oliva, per friggere + 2 cucchiai per il soffritto

 

 

    • Aceto, 300 ml

 

 

    • Farina, q.b

 

 

    • Cipolla bianca, 1 grossa

 

 

    • Pepe in grani, 2 cucchiaini

 

 

    • Salvia, Alloro, qualche fogliolina

 

 

 

 

Prendete i pesci e lavategli lisca e interiora. Asciugateli con della carta da cucina e poi infarinateli. Friggeteli in abbondante olio extra vergine d’oliva e scolateli con una schiumarola. A parte fate soffriggere la cipolla tagliata sottile senza che imbiondisca. Vesate almeno 300 ml di aceto e aspettate che prenda bollore, poi  aggiungete il pepe in grani. Disponete i pesci in una terrina di coccio o vetro alternandoli a qualche fogliolina di salvia e alloro. Versateci sopra l’aceto bollente badando che l’aceto copra tutti i pesci. Chiudete la terrina con della pellicola o il coperchio del vaso e aspettate che si raffereddino. Se volete potete arricchire quasta preparazione aggiungendo, come le sarde in saor, pinoli e uvetta sultanina.

 

I pesci in carpione si conservano per diversi giorni in frigorifero. Qui qualche notizia in più.