Punti di vista. Non è un pezzo di ricambio per Jeeg robot d’acciaio; è una robina commestibile a anche curiosamente buona. Mio marito invece dice che è sexy. Boh! Insomma, questo dolce, prima di essere un dessert, è un test di Rorschach. Quindi, se volete divertire i vostri amici con amenità pseudo-intellettuali (la versione più evoluta del …di che segno sei?) avete di che deliziarli. Ciance a parte, anche se rischio di diventare terribilmente monotona ecco un altro dessert con l’uva fragola. Ma datemene atto: dura tre settimane l’anno, se mi va male due. Io voglio farne man bassa…

Per cui  fatemi  parlare del coso. Non abbiamo ancora trovato il nome. E questo non è bello, se consideriate che trovare i nomi alle cose fa parte del mio lavoro (che passa sotto il fighissimo termine di naming) ma in questo caso opterei per un sondaggio. Del resto trovare il nome al coso non è semplice: budino, bavarese, flan o gelatina? E no, non è nulla di tutto ciò, o meglio, è tutto ciò ma con qualcosa in più. Il dolcetto in questione è una gelatina di uva fragola inframezzata di panna cotta. Perchè poi? Per un motivo squisitamente personale: la panna cotta mi stufa. Cioè buona, ma una cucchiaiata, massimo due, poi fa la fine della patata lessa sotto i rebbi della forchetta. Non saprei dire se è la consistenza (mmm…no, perchè la creme caramel mi piace) o il sapore talora troppo vago per definirlo tale.

 

In ogni caso solo una volta ho assaggiato una panna cotta degna di questo nome, in un ristorantino sperduto (talmente tanto sperduto che non ricordo più dove sia). Non è stato solo il sapore deciso di panna fresca a conquistarmi, ma anche la consistenza tutt’altro che plasticosa. Non ho mai capito come fosse fatto.

 

Dunque il coso nasce allo scopo di rendere meno monotona la panna cotta e  viceversa, quest’ultima serve a smorzare la gelatina d’uva che ha la pungenza del mosto. A me quest’oggettino è piaciuto tanto.

RICETTA

Ingredienti

  • Uva fragola, 500 gr

 

  • Panna fresca da montare, 150 ml

 

  • Colla di pesce, 8 fogli piccoli (controllate le dosi cambiano a seconda della marca) o agar agar

 

  • Zucchero a velo vanigliato, 70 gr

Frullate in un mixer l’uva lavata e privata del graspo. Meglio sarebbe un omogenizzatore. Filtrate polpa e succo in un colino a trama media, premendo con una caccavella per estrarre più succo possibile.

Mettete sul fuoco e aggiungete 30 gr di zucchero (o a gusto). Fate bollire per qualche minuto. Spegnete e aggiungete la colla di pesce precedentemente ammollata e strizzata. Versate una parte del succo in una formina, fate intiepidire e poi mettete in freezer. Intanto realizzate la panna cotta mettendo la panna sul fuoco con lo zucchero rimanente e, giunta a bollore la colla di pesce, levate le formine dal freezer e controllate che si siano solidificate a sufficienza per sopportare il carico dello strato di panna cotta che andrete a versarci sopra. Dopo la panna versate ancora il succo d’uva che avrete tenuto a mollo in un pentolino più grande con acqua calda.

Se avete delle formine trasparenti vi sarà possibile controllare che la stratificazione sia regolare, creando strisce della stessa misura, se no procuratevi un’asticella in cui andrete a segnare le tacche che determinano la fine degli strati, poi versate i vari liquidi.