Stranamente sono in vena di sapori esteri. Stranamente, perchè per me esiste quasi esclusivamente la cucina italiana, con qualche divagazione sul tema che guarda a sud (area mediterranea e Maghreb) e, molto en passant, alla Francia e Germania (specialmente per i dolci). I miei limitati orizzonti culinari difficilmente viaggiano oltre confine e assolutamente si fermano al vallo di Adriano (con le dovute eccezioni). Diversamente la cucina orientale mi incuriosice come tutto ciò che è lontano ed esotico, in particolare quella cinese, misconosciuta.

 

Nonostante ciò, io provo, sperimento e mangio di tutto (rane, lumache, interiora, vermi…), insomma non ho nessun tipo di provincialismo gastronomico. Quello che voglio dire è che, al di là del gusto personale, non riesco a trovare così interessanti alcune culture gastronomiche; non mi sembrano possano eguagliare la ricchezza e l’ampio spettro gustativo, non solo della cucina italiana o francese ma nemmeno di quella marocchina, indiana o cinese (autentica). Insomma le trovo un pò basiche, povere. Sto parlando chiaramente di cucina tradizionale e non degli ultimi ritrovati di tecnogastronomia (che non mi interessa per nulla, se non come oggetto folclorico del nostro tempo).

 

Quindi l’area “incriminata” è un pò tutta quella nordica, molto nordica (nessuno me ne voglia). Tuttavia essendo curiosa, ogni tanto riesco a trovare qualcosa di interessante (per il mio gusto) anche a quelle latitudini, soprattutto da quando sono abbonata a Sky e guardo “Orrori da gustare”, l’assai sexy Anthony Bourdain e “Q.B”.

 

Ora, la questione è questa: a mio marito piace il pesce affumicato. Molto. Anche a me piace, ma non nella stessa misura. Invece lui è uno che se viene a fare la spesa con me compra metri di pesci in salamoia e affumicati, con una predilezione tutta speciale per l’aringa. Una roba che se per caso l’odoroso pesciolino si libera anzitempo dal suo involucro in plastica alluminata, ricorda al vicinato cosa si mangia da noi quel giorno.

 

Dato che il pezzetto acquistato non finisce mai, ho pensato di smaltirlo attaccandomi ad Internet per cercare la Tentazione di Jansonn, piatto tipico svedese (e noto anche in Finlandia e forse anche in tutti i paraggi). Devo dire che più che altro ero molto attratta dal nome di questa preparazione. Mi dava l’idea di qualcosa di veramente irresistibile. Ma poi chi era sto Jansson? Una specie di Sant’Antonio alle prese – non con donne licenziose – ma con un timballo tentatore? Niente di tutto ciò, è un termine preso a prestito dal nome di un film (bisognerebbe vederlo per capire il perchè).

 

In buona sostanza sta tentazione non è null’altro che uno sformato di patate (e potevamo credere a qualcosa di diverso  ?:) ) con cipolle, aringa affumicata e panna. Sapete cosa vi dico? Buono e delicatissimo a dispetto della cipolla e dell’aringa.

RICETTA (leggermente rivista)

Ingredienti

  • Patate tagliate a julienne, 500 gr (in un attacco di pigrizia io le ho affettate, ma con il taglio a striscioline i sapori si ammalgamano meglio)
  • Cipolla, 1 grande
  • Aringa affumicata, 200 gr (o acciughe marinate, le trovate all‘IKEA con il nome di ABBA)
  • Panna acida, 250 ml (nell’originale panna fresca)
  • Burro, 2 cucchiai
  • Pangrattato, 2 cucchiai
  • Sale
  • Pepe bianco

N.B. Io ho cambiato un pò gli ingredienti perchè mi sono dovuta adattare a ciò che avevo in casa. E’ stato il piatto dell’ultimo minuto.

Soffriggete la cipolla e le patate separatamene e per poco tempo, con un cucchiaio di burro, senza fargli prendere colore. Prendete una pirofila, imburratela e componete lo sformato con uno strato di patate, uno di cipolle, l’aringa o le acciughe. Ad ogni strato salate e pepate. Procedete così fino alla fine, poi versate una parte della la panna liquida (circa 2/3), aggiungete qualche ricciolo di burro e spolverate con pangrattato. Infornate a 200° per circa 1 ora.

Verso metà cottura controllate la consistenza del vostro sformato: se dovesse risultare troppo asciutto (questo succede soprattutto se la pirofila usata è bassa)  aggiungete la panna rimanente.

Sfornate quando lo sformato si sarà gratinato e aspettare un pò prima di mangiarlo se non volete fare la fine di Fantozzi (con i pomodorini).

VINO CONSIGLIATO a cura di GIORDANA TALAMONA

Alto Adige Gewürztraminer Doc


 

Se usate l’aringa affumicata lasciatela nel latte per un giorno e una notte prima di utilizzarla.