Che ci faccio qui? In effetti non sono risultata tra le 34 finaliste nel contest sul Burro salato organizzato dalle Fattorie Fiandino in collaborazione con Un tocco di zenzero, eppure…Eppure un giorno mi giunge una mail dello studio grafico che sta curando l’impaginazione e la grafica del libro e mi chiede se possono utilizzare una mia foto come immagine di apertura della sezione ricette salate. Beh non c’è che dire, una bella soddisfazione, soprattutto perchè io – fotografa in erba ancora in germoglio – sto ricevendo delle belle gratificazioni da questo punto di vista, ma che vi racconterò un’altra volta.

 

Il libro ha un formato maneggevole e forse concepito per chi armeggia tra i fornelli e sa quanto sia fastidioso dover sfogliare dei volumi formato Laorusse mentre si cucina.  Passiamo alla sostanza, e visto che di burro si tratta, una sostanza più generosa che mai. Chi mi segue da un pò sa quanto ami il burro, mi ritengo una talent scout in questo specifico settore ;), e so bene quanto il burro prodotto dalle Fattorie Fiandino sia un burro d’eccellenza, che tra l’altro vanta una particolarissima caratteristica: esiste anche nella versione salata, una variante in Italia poco diffusa. Tuttavia c’è un fatto che mi fa sostenere la “causa” di questo burro. Il fatto che è, appunto, salato e che quindi consente una notevole estensione della fantasia culinaria, ma soprattutto che è italiano.

 

Da osservatrice silenziosa del mercato e delle diatribe qualitative vedo che ultimamente c’è una moda ingiustificata verso prodotti esteri, in particolare un’esaltazione del burro francese. Perchè? Non lo so. Esistono degli ottimi burri francesi (non mi parlate però di quelli che compaiono sugli scaffali del super…sono terribili), tuttavia la loro “intensità” non mi ha mai esaltato.

 

Preferisco la finezza di un buon burro italiano, quello bianco, che sa di panna fresca e in cui a volte si percepiscono pure leggeri sentori di fiori ed erba appena tagliata. Ecco, il burro dei Fiandino è uno di questi.

 

Tornando al libro: la copertina è deliziosa, un collage bidimensionale che raffigura una cuoca glamour alle prese col forno. La parte introduttiva è molto ricca senza essere inutilmente prolissa: si parte dalla storia del burro, per attraversare le Fattorie Fiandino e approdare ai pareri del nutrizionista. Poi la sezione più interessante, quella delle ricette: salate, dolci e speciali.

 

Beh, che dire! Per fortuna esistono le blogger 😉