L’estate è arrivata e questa volta, oltre a consigliarvi un vino, vi invito a farvi un giretto fuori porta che, in base alla vostra provenienza, potrebbe trasformarsi in una vera e propria vacanza. Amo la musica lirica e amo Verdi, così non posso che parlarvi delle “Terre Verdiane” tra Parma e Piacenza, luoghi deliziosi in cui il Cigno ebbe i natali e visse per lungo tempo. In particolare sono tre quelli che meritano, a mio avviso, una visita: Roncole dove si trova la casa natale di Verdi; Busseto la piccola cittadina dove studiò musica dai Gesuiti e Villa d’Arda dove si trova la sua bella residenza, Villa S.Agata, in cui visse con l’amata Strepponi. L’anno scorso, in questo periodo, mi capitò di intervistare uno studioso di fenomeni paranormali, Dario Spada, che mi mostrò una foto a dir poco eccezionale scattata proprio a Villa S. Agata da una giornalista spagnola. La foto in questione mostra una “presenza paranormale” accanto al pianoforte del Maestro nella quale si vede chiaramente il volto e la mano di un uomo. Che ci crediate o no, leggete qui.

 

Dopo aver saziato la vostra curiosità e la vostra sete di sapere, vi consiglio di fare altrettanto col vostro stomaco facendo un salto a Busseto allaSalsamenteria Baratta, un luogo storico assolutamente fuori dal comune dove potrete mangiare meravigliosi salumi, formaggi e salsine tipiche accompagnati dalle musiche di Verdi. Cosa volere di più? Ricordo ancora quando entrai per la prima volta nella Salsamenteria: stavo passeggiando lungo i portici quando sentii da lontano un’aria della Traviata che mi chiamava a sé. Mi avvicinai al locale, vi entrai per curiosità e …rimasi frastornata. Decine di quadri raffiguranti Verdi e la Strepponi, un pianoforte, tavoli, panche, ninnoli e oggetti appesi, un caos ordinato che rendeva tutto così particolare e caratteristico… Presa a guardarmi in giro quasi non mi accorsi del meglio: in fondo alla sala si ergeva il luogo delle delizie, la salumeria. Prosciutti e salami appesi, formaggi in bella mostra, salsine pronte da servire… una salumeria che da sette secoli rifocilla i viandanti di quelle terre, di questo in buona sostanza si tratta! Bei ricordi… ma veniamo a noi.Nelle Terre Verdiane non potevo che parlarvi del vino che più di ogni altro le rappresenta, il Lambrusco. Le varietà coltivate sono numerose: Lambrusco Salamino, Maestri, Marani, Montericco, Ancelotta, Grasparossa, Viadanese, Sorbara… provate a ripeterle, ve ne mancherà sempre uno, come capita coi sette nani… I Lambruschi hanno la caratteristica di essere frizzanti, beverini, con titolo alcolometrico non troppo alto e questo li rende piacevoli compagni per un momento non troppo impegnativo… gradevole con brio!


Gli abbinamenti della tradizione li vogliono con gli antipasti di salumi tipici emiliani, le lasagne alla bolognese, le pappardelle al forno e lo zampone. Come si sarà capito sono tutti piatti nei quali si avrà una certa grassezza percepita, ossia quella sensazione di pastosità sul palato data dalla presenza di grassi solidi di origine animale. Pensate ad una profumatissima pancetta di Piacenza, allo zampone o alle lasagne alla Bolognese (quelle vere, per carità!) … come ha detto un simpatico professore per rendere l’idea, dopo aver mangiato quei piatti “occorre un sanitrit che pulisca tutta la bocca, che sgorghi la gola da tutta quella meravigliosa grassezza!”. Nulla di meglio che un buon lambrusco che con la sua briosa effervescenza e freschezza sgrassa il palato, preparandolo ad un altro boccone!

Il produttore che vi suggerisco oggi è Ceci col suo “Lambrusco Otello” da varietà Maestri 100%. La bottiglia me l’ha regalata la mia cara amica Elena e l’ho bevuta l’altra sera. Ero proprio curiosa di assaggiarlo perché questo è uno dei produttori più noti nel “panorama lambruschi” e produce anche degli interessanti spumanti. Devo dire che la bottiglia non ha deluso, nonostante io non sia un’appassionata di questo vitigno preferendo, per gusto personale, il vino rosso fermo. Il Lambrusco Otello era di un bel colore porpora con spuma violacea piuttosto ricca, al naso emergeva fortissima la fragolina selvatica per lasciare il posto all’uvetta americana, al tamarindo con note leggerissime di china. In bocca era molto piacevole con bella freschezza e una sapidità che non mi aspettavo. L’ho bevuto ad una temperatura di 12 °C… la questione temperatura sul lambrusco è sempre piuttosto dibattuta perché essendo un rosso dovrebbe essere servito a temperature più alte rispetto ai bianchi, almeno a 14 °C (vedi temperature di servizio). In realtà sapevo che per il lambrusco c’è un deroga da seguire che lo vorrebbe servito a temperature piuttosto fresche … per sicurezza ho chiesto direttamente al produttore che mi ha testualmente risposto che la temperatura ideale è quella dei 12 °C, in estate anche un po’ più bassa… così ho fatto e devo dire di non essermene pentita! Anzi, più si alzava la temperatura e più emergeva un sapore di liquirizia morbida (sapete quella che si comprava al Luna Park) che non mi piaceva… quindi, a mio modesto parere, sui 12 °C è perfetto, provate e mi saprete dire!