tartufoAsta del tartufo bianco d’Alba, 14 novembre 2010. No, non si tratta del Mercato del tartufo che si tiene nel centro storico di Alba, ma dell’Asta del tartufo che si svolge, dal 1999, nel castello di Grinzane Cavour. Io e il mio compagno siamo partiti il giorno prima, invitati dall’organizzazione. La cronaca è presto detta: tredici tartufi bianchi battuti per 307,2 mila euro complessivi, con due lotti da 100 e 105 mila euro. Mica male no? Ma fatto il resoconto saliente dell’asta, ho voglia, in realtà, di raccontarvi dell’altro. Momenti e sensazioni che hanno reso questo week end davvero speciale. Questa è la prima parte.

Le vigne di Gaja: abbiamo partecipato, con altri giornalisti, ad una simulazione di ricerca del tartufo a Barbaresco, sabato 13, ore 16.30. Tocca attraversare le vigne, ormai spoglie, di Gaja, celeberrimo e costosissimo produttore di vino. Allungo una mano su un grappolino ancora attaccato e, calandolo dall’alto come una Vestale, me lo pappo. Ma quando mi capita più?

Un uomo e il suo cane: durante la simulazione conosciamo Renato, trifolao da 40 anni, un uomo che profuma di tartufo da mezzo metro. Con lui c’è Gigi, il suo meraviglioso cane, bianco e nero, altrimenti detto in dialetto tabùi. Ci dice che un cane con un olfatto così non l’ha mai visto in vita sua, che è ancora giovane, è vero, ma che è in grado di trovare il prezioso tubero anche sotto un metro di terra. Nasconde un tartufo nero, di quelli che usa per allenarlo. Il cane è lontano, continua a perlustrare la zona, ha l’andatura dinoccolata dei giovani puledrini. Non fa in tempo a nasconderlo che Gigi lo sente, sarà a 20 metri da noi. Arriva come un fulmine, scava, lo trova e lo consegna al suo padrone. Renato lo accarezza e gli dà dei biscotti. Poi proseguiamo nel bosco, inizia a farsi buio. Ad un tratto il cane si ferma ed inizia a scavare. Renato che stava parlando con noi, si blocca, lo intuisce. Eppure, dico io, era di spalle, stava chiaccherando, come ha fatto a capire il suo cane? Beh, volete sapere una cosa? Quel cane portentoso ha trovato un tartufo bianco, proprio sotto i nostri occhi e sotto lo sguardo innamorato del suo padrone.

Momento Spy: Serralunga, cena in un resort, con note personalità. Si aggira per la sala un uomo alto, massiccio, con auricolare e microfono. Capisco chi è. Si guarda intorno con circospezione, controlla la sala, verifica i posti. “Ok Roger, tutto a posto” – immagino dica. Ovviamente è uno della scorta, ma non è dato sapere se sia di quella di Belpietro, direttore di Libero, ospite con la moglie e le due figlie, o se sia di quella del presidente Schifani.

tartufo alba

Un déjà vu: Giacomo, il figlio di Renato Pozzetto, è il clone del padre. Alloggiavano nel resort in cui abbiamo cenato e sono scesi per salutare alcuni amici, tra cui Iacchetti. Quando ho visto Giacomo mi è preso un colpo! Mi sembrava di rivedere il padre ne “La casa stregata”! Poi ho pensato al fatto che entrambi, meno di un anno fa, hanno perso improvvisamente moglie e madre, e mi si è stretto il cuore.

Un momento sacrale, quasi una messa laica: l’arrivo dei tartufi bianchi. Siamo ancora a cena, noi al tavolo con altri giornalisti. Vedo, anzi sento che i tartufi bianchi stanno arrivando, perché il loro profumo ammanta tutta la sala. Eccoli là, in un’ampolla enorme su un tavolo di servizio, lontano da dove mi trovo io. Il maître li mette su un piatto ed arrivano le portate. Vedo che ne prende uno ed inizia a tagliarlo a filetti col tagliatartufi, poi un altro ed un altro ancora. Vengo colta da un raptus improvviso, perdo il controllo di me! Come può avvenire tutto questo così lontano dal mio tavolo? È un’ingiustizia inaudita! Faccio per prendere la borsa con la macchina fotografica, mi cade, si apre, raccolgo tutto in fretta. Un tic nervoso mi trasfigura il volto: “In fretta, in fretta – mi dico – o il rito finirà!” Faccio per alzarmi, per andare là dove tutto si sta compiendo, per fotografare, come fossi una giornalista di guerra, quell’evento così importante, ma mi sento agguantare. Una mano sul braccio, uno sguardo ed una frase a mezze labbra: “Non è il caso” – dice il mio ragazzo che mi riporta alla realtà e, soprattutto, evita che mi ricopra di ridicolo agli occhi di chi, giornalisti in testa, non avrebbero potuto che dire “Ma che fa ‘sta pazza provinciale, fotografa il taglio dei tartufi?”. Ebbene sì, l’avrei fatto!

GIORDANA TALAMONA