pesce defMi son sempre chiesta l’origine di codesto nome: acquapazza.
Poi nel mio peregrinare pallido e assorto ho scoperto che il piatto è originario di Napoli, città dove il dono della sintesi pare genetico.

Acquapazza sta ad indicare il mormorìo dell’acqua durante la cottura e, per questa preparazione, così deve essere, per non disturbare le carni delicate che devono cuocere senza sfaldarsi.

E’ un piatto facile. Uno dei migliori modi per preparare il pesce dato che le carni rimangono morbide e succulente.

Le opzioni di cottura che avete sono due. Anzi tre.

Cuocerlo in padella, in forno o in cocotte.

Come già spiegato, il vantaggio della cocotte sta nel fatto che il pesce si cuoce in una camera chiusa, da cui proviene un gran calore, ma mai diretto, sicché otterrete crani compatte e umide. Insomma perfette.

Ricetta

  • Orata, 2 da 500 g
  • Pomodorini ciliegino, 500 g
  • Olio extravergine di oliva, 4 cucchiai
  • Prezzemolo, un mazzetto
  • Acqua e vino bianco, q.b.
  • Aglio, 4 denti
  • Sale e pepe, q.b.

Pulite l’orata eviscerandola, squamandola e togliendo anche le pinne. Sciacquate bene sotto l’acqua poi inserite nella pancia il dente d’aglio. Adagiate le orate sul fondo della cocotte, unite l’aglio, il prezzemolo tritat , i pomodrini tagliati in due, l’olio, sale e pepe. Aggiungete anche il vino bianco e l’acqua, fino ad arrivare a metà del pesce (non dovrete coprirlo tutto!).

Coprite e fate cuocere a fuoco moderato per 20 minuti.

Servitela già pulita e porzionata in filetti, con un pò del suo brodo di cottura.

 

pesce orata acquapazza