bonet

Questo è un dolce difficilissimo.

Resistere alla tentazione di non svuotare la coppa dove inizialmente avete montato lo zucchero con le uova è quasi doloroso. Difficile non continuare a fare il filo, col dito, al bordo del mortaio dove avete pestato gli amaretti. Direi ostico trattenersi dal trangugiare, tutta in una volta, la crema ottenuta mischiando alle uova i suddetti biscotti, il cacao amaro e il rum. E infine tragico vederlo fatto, finito e cotto e non poterlo toccare per una notte intera, nell’attesa che raffreddi.

Insomma.

Ho deciso di fare il bonet per accontentare il maritino. Dovete pensare, infatti, che il punto dolente della cucina di ogni foodblogger è il susseguirsi di novità, di esotismi, raffinatezze da gourmet (quando riescono…). I piatti vengno proposti un paio di volte. Poi dimenticateveli. Croce e deliza del blog è che, per vivere, ha bisogno di ricette sempre fresche. Un ingordo tiranno.

Ma alla fine anche la continua novità stanca; tanquilli dunque voi che avete fatto della pizzetta Catarì del venerdì, dell’affettato in busta del martedì e del brodo con le stelline della domenica, il vostro cibus vivendi. Siete quasi fortunati.

Insomma.

Ero abituata al bonet del ristorante, e a quello che feci io quell’unica volta. Quell’unica volta che ha prodotto le lagnose nostalgie (quando rifai il bonet, perchè non fai più il bonet, cosa ti ho fatto di male…che non fai più il bonet, invitiamo i nostri ex vicini di casa che è sei anni che non li vediamo così gli fai il bonet…Ecche…).

Era vellutato, morbido, decisamente budinoso e molto buono, e non per via del cioccolato che, per inciso, non mi ha mai fatto impazzire, ma per il contributo dato dal magicoincontro tra Rum e amaretti.

Io non lo sapevo, ma il bonet, in origine, era bianco. Senza cioccolato. Ma l’ho letto troppo tardi, avevo già aggiunto il cacao. Sicché, a sto giro, vi beccate la versione noir.

Ma arriviamo al punto.

Insomma.

Il bonet che conoscevo è budinoso, il bonet old style un po’ meno. Un incrocio tra un flan, un cuneese e la torta di pane.

Il metodo di cottura è inusuale e ciò produce una densità e una tramatura (ebbasta con texture) tutta speciale.

Questa ricetta l’ho trovata su uno di quei libri vecchiotti di cucina regionale tradizionale. Senza figure.

Da qualche giorno esiste la  Fan Page di C&C su FB, se siete interessati a seguire le mie ricette a base di burro e lamentatio anche sul social azzurro, dovete solo collegarvi con questo link:

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Ricetta*

Ingredienti

  • Latte intero, 500 ml
  • Uova, 3 tuorli+2 intere
  • Amaretti, 80 gr
  • Cacao amaro, 50 gr
  • Zucchero 150 gr, 100 gr + quello per il caramello
  • Rum o brandy, 100 gr circa
  • Vaniglia, ½ stecca
  • Limone zeste, ½
  • Sale, 1 pizzico

Montate le uova (tuorli e intere) con lo zucchero. Riducete in farina – in un mortaio o in un mixer – gli amaretti. Uniteli alle uova montate insieme e al cacao setacciato. Mischiate bene. Aggiungete metà Rum.

Portate a bollore il latte con le zeste del limone, la vaniglia e il pizzico di sale. Estraete limone e vaniglia e versate il latte sul composto a base di uova e cacao. Mescolate bene e rimettete tutto su fuoco debole per 20 minuti, mescolando frequentemente per evitare che si attacchi sul fondo.

Se voltete una consistenza più budinosa e liscia non fate cuocere il composto.

Spegnete e aggiungete il Rum rimasto.

Rivestite una forma da budino o da plumcake di caramello e versatevi il bonet.

Mettete in forno a 180° già caldo e cuocete a bagnomaria per 50 minuti. Estraete dal forno e fate raffreddare completamente (in inverno copritelo e lasciatelo fuori tutta la notte). Sformate e servite.

La ricetta indica di aggiungere ulteriore caramello. Io eviterei. Piuttosto, se amate come me il genere, prima di servire, versateci sopra un bicchierino di Rum. I vostri ospiti più maturi gradiranno.

* A. Molinari Prandelli, La cucina Piemontese in 800 ricette tradizionali, Newton & Compton ed.

bonet fetta

Sul perchè del gibollo – peraltro intuibile – la prossima volta.